International Women's Day (Available only in Italian)

Rome, 08/03/2008

To be checked against delivery

Care amiche, cari amici,

é per me oggi un gran privilegio poter festeggiare insieme a voi, in questa splendida cornice, il centenario dell'8 (otto) marzo. Giornata internazionale della donna.

Mi felicito per l'iniziativa. La vostra presenza, il vostro coinvolgimento, é già un successo.

Porto oggi qui a Roma la voce della Confederazione Europea dei Sindacati. Il sindacato che rappresenta, a livello europeo, la voce di 60 (sessanta) milioni di lavoratori di tutta l'Europa. Di questi, circa il 43 (quarantatré) per cento sono donne.
Sindacaliste che, quotidianamente, dall'Italia alla Norvegia, dal Portogallo all'Estonia si battono per delle condizioni di lavoro e di occupazione sostenibile e di qualità.

La celebrazione dell'8 marzo continua ad avere un valore fondamentale nelle nostre società.
É un giorno di memoria, per le 140 (cento quaranta) operaie tessili che persero la vita nel 1911 (millenovecentoundici). Purtroppo, questi avvenimenti non appartengono al passato. Oggi, insieme a voi, voglio condividere la ferma volontà di tutti i sindacati, compreso quello europeo, per far sí che nessuno debba più piangere per la morte di uomini e donne sul posto di lavoro!

L'8 (otto) marzo deve essere un giorno di riflessione, di discussione, di impegno, e non solo di promesse e slogan. Tutte le parti, dai governi, agli imprenditori e naturalmente ai sindacati, devono mobilitarsi per un'azione rafforzata a garanzia e tutela dei diritti delle donne.

Questa data ci permette di ricordare e sottolineare le troppe discriminazioni che le donne ancora subiscono nella società e nel mondo del lavoro.

Vengo da Bruxelles, da un'Europa che oggi più che mai deve promuovere un modello sociale che sia sostenibile e inclusivo.

Un'Europa che, per la CES, deve mettere al centro della sua azione la promozione della piena occupazione e del lavoro di qualità.

Un'Europa dove le donne, ancora oggi, guadagnano in media il 15 (quindici) per cento in meno dei loro colleghi maschi, per un lavoro uguale o di pari valore.

Gli obiettivi di Lisbona, che prevedono un tasso di occupazione femminile di almeno il 60 (sessanta) per cento, devono essere raggiunti.
E un impegno rinnovato deve essere promosso da paesi come la Grecia, il Portogallo e la stessa Italia che sono ben lontani da questo obiettivo.

Ma i numeri non sono tutto. Noi non chiediamo solo “un lavoro”, ma lottiamo contro le forme di precarietà del lavoro, che divengono sempre più frequenti e colpiscono in misura maggiore le donne.

Ci opponiamo ad una flessibilità liberista, che é lontana da un modello di sviluppo sostenibile che alimenta le differenze di genere nel mercato di lavoro e sul luogo di lavoro.

Promuoviamo una sicurezza nell'impiego, nella retribuzione, nel rispetto della maternità.

Noi sosteniamo un modello di società dove la donna che lavora abbia il diritto di formare una famiglia e di poter conciliare i tempi del lavoro con quelli della vita privata.

Queste sono le basi dell'azione quotidiana della CES.
Abbiamo adottato un piano d'azione europeo che promuove le pari opportunità nel sindacato e nei luoghi di lavoro.

La CES si sta anche battendo in sede europea per migliorare quella che é già una nostra conquista. Ovvero la normativa sui congedi parentali.
Chiediamo ai datori di lavoro europei di introdurre i congedi parentali retribuiti e il diritto al congedo di paternità ovunque in Europa.

Saremo tutti insieme, a Lubiana, il 5 aprile, per sollevare il problema dei salari che in Europa restano troppo bassi, per gli uomini e per le donne, mentre il costo della vita cresce.

La nostra azione quindi continua.
Il nostro impegno in Europa rimane costante.

E sappiamo di poter contare sempre sull'aiuto delle compagne sindacaliste italiane!

Grazie!